che cosa essere
15 Maggio 2016«Ecce D-dimero» – Il suo ruolo nella fibrillazione atriale
18 Maggio 2016Mi sono molto casualmente imbattuto in un post che parla di Milano, l’altroieri. È un post che risale ad alcuni mesi fa, ma non è importante; quello che mi è parso più importante è che il post, anche solo a guardarne le figure come facevo da bambino (e come lo confesso ho cominciato a fare di nuovo, da qualche mese), mi insegna che non c’è città che non debba essere in qualche modo (ri)scoperta. Anche quando si tratta della città in cui ho vissuto più a lungo e di cui conosco più strade e più angoli e più incroci. C’è sempre qualcosa che ci sfugge, un particolare che andava aggiunto, uno spigolo in cui non ci eravamo scontrati, un pezzo di cielo che non avevamo guardato mai (e sono sicuro che almeno un paio dei dettagli di cui il post parla sarà sfuggito anche a voi, pure se siete milanesi doc, come mi dicono che nessuno veramente sia…)
E poi volevo pure aggiungere, anche se c’entra meno di niente, che ho letto un post (non è una recensione, secondo me; forse è più una premessa, una specie di «invito a», o magari quasi una glossa, un biglietto di accompagnamento; forse è solo pubblicità, non lo so, ma fatta davvero bene…) che mi ha fatto venire molta voglia di andare al cinema a vedere il nuovo film di Virzì, che si intitola La pazza gioia. Lo segnalo perché magari verrà voglia anche a voi e il cinema italiano ci avrà guadagnato un pugnetto di euro. E poi (soprattutto, lo confesso) perché volevo riportare questo breve spunto che è contenuto nel post e che non ho voglia di lasciarmi indietro, almeno non oggi. Anche per questo lo segnalo:
Per il resto, se ci siamo innamorati di questo film, è infine perché, per quanto continuiamo a sforzarci di restare lungo i binari della decenza quotidiana, sappiamo bene, sappiamo anzi ogni giorno un po’ meglio, che basterebbe nulla per deragliare. Basterebbe un incontro sbagliato, una sfortuna di troppo. Basterebbe perdere un punto d’appoggio che credevamo sicuro, per scivolare lungo uno di quei crinali di esistenza che abbiamo già percorso pericolosamente migliaia di volte. E così finiremmo ai matti anche noi…