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dentro la rete

Se pur essendo cardiologi, o anche, se pur non essendo cardiologi, passate ogni tanto di qui (cioè su una pagina per cardiologi che non parla di cardiologia) è (credo io) perché pensate che la rete possa essere di più di quello che ogni tanto temiamo che sia o che sia diventata e che altri hanno apocalitticamente sostenuto che è, che senza dubbio lo è. Insomma, è perché credere che anche la rete internet, con tue le sue maglie rotte o slabbrate, possa esser un luogo in cui si possa, nei modi che a lei sono consoni, fare un po’ di cultura o anche più modestamente parlare un po’ di letteratura.

 

Per questo quindi, perché trovo necessario, almeno ogni tanto, riflettere sui modi che alla rete sono più o meno consoni nel suo fare cultura, mi pare molto interessante proporvi due letture che mi hanno molto colpito in questi giorni, a proposito di questo tema.

 

La prima è un post di Massimo Mantellini a proposito della nota osservazione di Umberto Eco per cui internet avrebbe dato «diritto di parola [e di palcoscenico] a legioni di imbecilli». Mantellini non è d’accordo con questa apodittica e apocalittica considerazione; io nemmeno. Ma lui è più bravo a spiegarlo e quindi vi lascio molto volentieri alle sue parole, contando sul fatto che andrete a leggere tutto quello che lui ha scritto (il post è qui ed è efficacemente sintetico):

 

Internet funziona decentemente a una sola condizione: che diventi per chi lo utilizza un medium individuale. Uno strumento nel quale il flusso è autoimposto e autoregolato. Sono io su Internet che scelgo cosa “vedere” e cosa no. Cosa dire e cosa tacere. La qualità che mi raggiunge, che condiziona i miei pensieri ed i miei punti di vista, dipenderà insomma per la prima volta da me. Se gli imbecilli diventeranno per me tanto rilevanti solo due ipotesi saranno possibili: o sono un etnologo col taccuino in mano o sono un imbecille pure io.

 

Il secondo post è meno sintetico ed è per me anche più triste. Perché è il post di congedo di due grandi intellettuali contemporanei dalla rete medesima o almeno dal bel sito che avevano qualche anno fa fondato (si tratta di Guido Mazzoni e Gianluigi Simonetti, che tante volte abbiamo avuto occasione di citare anche qui). Però, pur nella tristezza di un commiato inatteso, mi pare che il loro bilancio di cinque anni di cultura fatta in rete sia assai interessante e che meriti attenta riflessione. Posso citarvi questo passaggio, per esempio:

 

Al contrario di quello che si diceva dieci o quindici anni fa, la rete non è anticonformista e ribelle – tutt’altro. È al tempo stesso orizzontale, segmentata e tendenzialmente gregaria. Orizzontale perché qualunque forma di autorevolezza deve rilegittimarsi di continuo davanti a un pubblico di inesperti che però rivendicano un diritto di parola. Segmentata perché è fatta di bolle immerse nel flusso dell’opinione mainstream, come la società di cui sono specchio. Tende a essere conformista perché la presenza degli altri è sempre tangibile, rumorosa e opprimente, nei siti culturali ma soprattutto nel loro prolungamento necessario, i social network (anche se forse ormai è vero il contrario: sono i social a prolungarsi nei siti culturali, a saturarli di soggettivismo). Orizzontalità, doxa, rumore e presenza continua degli altri sono l’opposto dell’ambiente psichico che la letteratura e la cultura tradizionali consideravano adeguato a se stesse. Per secoli autorità e separatezza, competenza e solitudine, concentrazione e silenzio sono state le precondizioni necessarie a un discorso di cultura. Un mutamento simile non implica che la cultura scompaia; implica però che si ridefinisca radicalmente nella sua identità e nella sua trasmissione, come appunto sta accadendo. In questo passaggio la rete ha un ruolo decisivo, ma non è la causa prima. Internet va visto come parte di quel processo di democratizzazione del sapere e della presa di parola che è implicito nelle dinamiche della società di massa.

 

E anche qui sarebbe bello che alcuni di voi, che avete avuto la pazienza di arrivare fin qua, trovassero il tempo di leggerlo tutto, l’articolo, perché ne vale la pena. E perché, per tornare al punto da cui eravamo partiti, se siete in una pagina che parla di letteratura pur essendo cardiologi o se piuttosto siete su un sito di cardiologia pur non essendo affatto cardiologi, ecco, in entrambi i casi, state cercando qualcosa in rete. Riflettere su come la rete vi stia aiutando a trovarlo potrebbe, è parere mio, non essere inutile.

Davide Profumo
Davide Profumo
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