«Viviamo nel mondo che ci immaginiamo». E quindi, vien da pensare, meglio sapremo immaginarcelo meglio vivremo (o forse, più o meno, non lo so). Ma in verità siamo anche fatti per immaginarcelo più o meno sempre uguale, secondo gli stessi schemi e le stesse categorie, senza sforzarci troppo di immaginarlo diverso. Oppure siamo fatti per immaginarci delle connessioni anche quando queste connessioni non ci sono affatto. Perché viviamo nel mondo che ci immaginiamo. E anche quando ce lo immaginiamo male, riusciamo lo stesso a viverci dentro. E ci creiamo significati nostri, metaforici, ricchi di significato… Come è ben spiegato qui:
Gli esseri umani … sono capaci di assegnare un significato simbolico agli schemi e di caricarli, oltre che di un senso, di un valore emozionale. Qualche volta, però, esagerano, e immaginano di riconoscere schemi e coerenze anche là dove c’è solamente pura casualità. Si chiama apofenia la tendenza che abbiamo a interconnettere configurazioni di dati casuali (numeri, suoni, immagini) riconducendole a uno schema che ha un senso…
[continua qui ed è, a mio parere, un pezzo breve molto interessante]