ci sono uno scrittore, un libraio e un medico…
13 Giugno 2019un’idea di poesia
20 Giugno 2019Tra le cose più belle che potete trovare in rete in questi mesi, una mi piace più delle altre. Celebra un centenario e, benché le ricorrenze non siano esattamente una delle mie passioni (a proposito, oggi è il 16 giugno, a molti di voi questa è una data che dirà più di qualcosa…), nonostante questa mia malcelata avversione (che è avversione anche per i «santini» che le ricorrenze finiscono inevitabilmente per creare), trovo molto interessante e stimolante l’iniziativa di «Doppiozero», che da settimane sta costruendo un Dizionario Levi, per il giorno (sarà il 31 luglio prossimo) in cui lo scrittore di Torino compirà («avrebbe compiuto», nella vita reale) cento anni.
È un insieme di voci critiche e di interpretazioni, una specie di ragnatela lessicale entro cui si cerca di afferrare e comprendere la letteratura di uno degli scrittori più importanti del Novecento, autore di uno dei libri più importanti della nostra storia letteraria (e a proposito di letteratura e di storia e di attualità: avrei potuto parlarvi del libro di Saviano sulla questione dei «migranti», mi sarebbe piaciuto; ma quello che ne dice qui Davide Brullo basta e avanza, secondo me; forse si poteva anche essere più indulgenti… ma l’indulgenza è complessivamente un male, quando parliamo di libri, meglio così).
E finisce quindi, questo bel Dizionario Levi, per essere una rilettura di Primo Levi compiuta a più voci, tutte variamente interessanti, molte capaci di spingere lo sguardo un poco più in là di quello che avremmo fatto noi (o che avrei fatto io). Le voci del Dizionario sono qui, raccolte insieme; altre ne usciranno nelle prossime settimane e sarà bello segnalarle e commentarle ancora; ma bastano già quelle che ci sono ora a riempire una mattina di senso e di letteratura (allontanandosi ancora un po’ dalla vana cronaca: la quale dice che tra pochi giorni inizia il nuovo esame di Stato, che tutti chiamano Maturità e che è un po’ peggio di quelli precedenti, che erano a loro volta un po’ peggio di quelli ancora precedenti eccetera…Peccato, ma abbiamo Primo Levi, per fortuna).
E per esempio io mi permetto di consigliarvi la bella voce dedicata al «sogno», scritta da Pietro Barbetta, il quale dice così:
L’opera di Primo Levi accade dopo la catastrofe, è rarefatta; come le immagini dei bambini soli, abbandonati per le strade di Berlino nell’immediato dopoguerra. È già stato tutto raso al suolo, regressione senza ripartenza. Auschwitz, di fronte all’indifferenza, rimane l’universo concentrazionario in cui ognuno resta per sempre catturato – chi per averlo attraversato, chi per averlo ignorato – e il sogno è precisamente questa evidenza.
Oppure quella scritta da Robert Gordon e dedicata alla «meraviglia», in cui si scrive così:
Levi traccia un’idea della meraviglia come «propria dell’uomo», cioè come elemento essenziale di quel modello etico-antropologico che sottende tutta la sua opera, a partire da Se questo è un uomo. La meraviglia è ibridizzante: un ponte tra tecnologia – cioè, il trionfo tecnico-creativo dello sbarco – e letteratura – Dante, Ariosto, la poesia. È anche un ponte tra scienza e teologia – lo «stupore teologico» di Dante – cioè, tra nuove realtà cosmiche e una dimensione (laica) del sacro in Levi, una presenza persistente e risonante…
O infine (ma ce ne sono molte altre) quella, splendida, dedicata alla «democrazia» e scritta da Davide Ferrario, in cui si racconta questo aneddoto:
Il giornalista della RAI è giunto quasi alla fine di una conversazione a tutto campo e prepara le domande ad effetto. “Levi, lei crede ancora in qualcosa?”, chiede con trepidazione. Levi ci pensa su un attimo; mai stato tipo da risposte affrettate, lui. “Sì”, dice poi convinto, “Credo ancora alla democrazia”. Il giornalista si entusiasma. “È un valore!”, commenta. A questo punto Levi lo guarda in tralice, come uno che avesse detto che fuori piove mentre splende il sole, e lo gela così: “No. È una tecnica…”.
È un bel modo, anche questo, di parlare di grande letteratura sul web; quella che passerà la cruna, quella si celebra e si presenta da sola, senza troppi artifici e senza il corredo inevitabile del marketing. Speriamo.
3 Comments
il guaio di Levi è che è diventato “scrittore per caso”. Che poi non è precisamente vero: tantissime sue cose non sono affatto quello che sembra a prima vista. Anche per lo scrivere, il giovanissimo Levi componeva poesie (occhei, come tanta gente…). Tornando a bomba, e anche senza considerare Se questo è un uomo che è stato qualcosa di catartico, Levi è stato per prima cosa un chimico, qualcuno che sapeva dove vorrebbe arrivare e ci si metteva su “scientificamente” per arrivare al risultato. La sua non è una ;prosa rarefatta; è una prosa dove c’è l’indispensabile – non necessariamente il vero, persino in quelli che sembrano ricordi personali – e nulla più. Per rimanere sui piemontesi, l’esatto opposto di Baricco 🙂
Peraltro, “l’esatto opposto di Baricco” è il miglior complimento che si possa fare (penso io) a uno scrittore…
🙂