31 Marzo 2016

la verità è brevissima

Trascorso ormai più di un mese dal giorno della scomparsa di Umberto Eco, ho avuto voglia di fare una specie di bilancio. Cosa ci siamo detti su di lui? Cosa resta da dirci su di lui? (Tantissimo.) Da dove vogliamo …

20 Marzo 2016

che cosa fa primavera

Troppo luminosa è la domenica di marzo per chiudersi in casa a leggere quello che passa il web, credo io. Ed è anche troppo luminosa per non rendersi conto che un altro inverno è passato, che sta arrivando (anzi è …

18 Marzo 2016

tempo reale

Mi ha lasciato qualcosa che non ho ben compreso (senz’altro per mia colpa) il breve articolo pubblicato oggi da Marco Belpoliti a proposito dell’«ufficio», vale a dire lo spazio che occupiamo quando lavoriamo, e cioè per grandissima parte del tempo …

16 Marzo 2016

a guantanamo c’è una biblioteca

Nel capitolo Il canto di Ulisse, Primo Levi racconta del suo tentativo d’insegnare un po’ d’italiano al suo compagno di prigionia Jean, soprannominato Pikolo. Hanno a disposizione solamente un’ora, e Levi decide di prendere a esempio il canto XXVI dell’Inferno

11 Marzo 2016

in altri lividi tempi

“Le vedi queste dita? Queste dita sono piene di calli!”, dice il nonno al nipote Robertino, con fare fiero e nostalgico, e poi spiega: “Noi, noi chattavamo!”, che riecheggia un po’ il “Noi credevamo” politicamente impegnato dei nostri padri, e

8 Marzo 2016

la desinenza in A

Ho pensato di fare questo piccolo sacrificio, e di superare la mia irrazionale (e però radicatissima) avversità nei confronti delle celebrazioni e delle ricorrenze: siano essi giorni della memoria o della poesia, feste della mamma o degli innamorati, celebrazioni liturgiche …

6 Marzo 2016

lontananze

Ci sono interviste che non sanno essere se non nostalgiche, e si fa anche un po’ fatica a capire perché. Sono di solito interviste in cui l’intervistato è un «venerabile maestro» (e lo dico del tutto senza ironia, mi tocca …

3 Marzo 2016

l’impiego del tempo

C’è, tra le poesie del secondo Novecento che amo di più, un testo di Giovanni Giudici che si chiude su alcuni versi che non ho mai saputo dimenticare. Suonano così:

 

                                           Basta

con tanta bella intelligenza sprecata

a fare finta,