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Cardiopatia Ischemica Stabile: la PCI non migliora a lungo termine la sopravvivenza

A cura di Seena Padayattil

Un’analisi di sopravvivenza a 15 anni dei pazienti che avevano partecipato al COURAGE trial non mostra un miglioramento nel gruppo sottoposto a rivascolarizzazione percutanea rispetto a terapia medica ottimale (HR 1,03 CI 95%, 0,83-1,21; p=0,76).

Lo studio originale, il COURAGE (Clinical Outcomes Utilizing Revascularization and Aggressive Drug Evaluation), aveva randomizzato 2287 pazienti, con dimostrata cardiopatia ischemica stabile, alla terapia medica ottimale oppure alla rivascolarizzazione percutanea (PCI) + terapia medica ottimale. Dopo un follow-up con una mediana di 4,6 anni, lo studio non aveva dimostrato alcun beneficio dalla rivascolarizzazione percutanea. Tuttavia le curve di sopravvivenza a 5 anni mostravano una tendenza a divergere, facendo ipotizzare un beneficio a lungo termine dalla procedura di PCI. Ora un follow-up di quasi 15 anni, per circa la metà dei partecipanti, smentisce questa ipotesi.

Che la terapia medica sia ottimale, quindi, e lo sia anche nei nostri pazienti, che non sempre son trattati farmacologicamente bene così come è avvenuto nei pazienti arruolati al COURAGE!

Padayattil courage F1

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Seena Padayattil
Seena Padayattil
Ricercatrice presso il Dipartimento di Cardiologia dell'Università di Padova.

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