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1 Ottobre 2018A cura di Marta F. Brancati
Gaziano JM, Brotons C, Coppolecchia R, et al. Use of aspirin to reduce risk of initial vascular events in patients at moderate risk of cardiovascular disease (ARRIVE): a randomised, double-blind, placebo-controlled trial. Lancet 2018;doi:10.1016/S0140-6736(18)31924-X [Epub ahead of print].
La questione relativa all’utilizzo dell’aspirina in prevenzione primaria è annosa e controversa (ne abbiamo appena discusso a proposito dello studio ASCEND). Lo studio ARRIVE, recentemente pubblicato su Lancet, rilancia il dibattito.
Si tratta di uno studio multicentrico randomizzato, controllato, in doppio cieco, che ha arruolato pazienti maschi di età ³ 55 anni e femmine di età ³ 60 anni, giudicati a rischio cardiovascolare moderato in base al numero di fattori di rischio. I criteri di esclusione erano dati dall’alto rischio di emorragie gastrointestinali o di altro tipo e dalla presenza di diabete. I pazienti sono stati randomizzati 1:1 a ricevere aspirina 100 mg/die o placebo. L’endpoint primario di efficacia è stato identificato nel composito dell’intervallo di tempo necessario al prodursi di un primo evento cardiovascolare (morte cardiovascolare, infarto miocardico, angina instabile, ictus ischemico o TIA). Gli endpoint di sicurezza erano gli eventi emorragici e altri eventi avversi.
Tra i 2007 e il 2016, sono stati reclutati 12546 pazienti, di cui 6270 assegnati a ricevere aspirina e 6276 assegnati a placebo. Il follow-up medio è stato di 60 mesi.
Nell’analisi “intention-to-treat”, l’endpoint primario è stato osservato nel 4.29% dei pazienti del gruppo aspirina e nel 4.48% dei pazienti del gruppo placebo (HR 0.96; IC 95% 0.81–1.13; p=0.6038). Gli eventi gastrointestinali si sono verificati nello 0.97% dei pazienti del gruppo aspirina e nello 0.46% del gruppo placebo (HR 2.11; IC 95% 1.36–3.28; p=0.0007). L’incidenza di eventi avversi era simile nei due gruppi (rispettivamente 82.01% e 81.72%). Ci sono state 321 morti in tutto (2.55% vs 2.57%).
Di fatto, dunque, lo studio non ha dimostrato un ruolo dell’aspirina in prevenzione primaria nei pazienti a rischio moderato; tuttavia, il basso tasso di eventi osservato, forse dovuto all’efficacia delle attuali strategie di prevenzione cardiovascolare, potrebbe rendere lo studio rappresentativo di una popolazione, di fatto, a basso rischio.