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Apo B predittore precoce di aterosclerosi: i risultati dello studio CARDIA

A cura di Ivana Pariggiano

J Am Coll Cardiol. 2016 Jan 19;67(2):193-201. doi: 10.1016/j.jacc.2015.10.055.

L’apolipoproteina B è la principale componente proteica della lipoproteina a bassa densità, deputata al trasporto di colesterolo ai tessuti periferici, e costituisce inoltre circa il 40% della frazione proteica delle lipoproteine a densità molto bassa (VLDL) e dei chilomicroni. Essenziale per l’assemblaggio, la secrezione e il metabolismo di queste lipoproteine, essa funge da ligando per i recettori delle LDL situati in numerose cellule dell’organismo.

Il ruolo dell’APOB nella definizione del rischio cardiovascolare è dibattuto; diversi studi hanno infatti dimostrato un’associazione tra malattia aterosclerotica ed elevate concentrazioni di APOB.

Un recentissimo studio pubblicato sul JACC (Journal of the American College of Cardiology) ha dimostrato che alti livelli di apolipoproteina B sono in grado di predire malattia cardiovascolare su base aterosclerotica negli adulti, anche nel contesto di bassi livelli di colesterolo delle lipoproteine a bassa densità (LDL-C) o non ad alta densità (non-HDL-C).

Lo studio CARDIA aveva lo scopo di quantificare le associazioni tra elevati livelli di apoB e la discordanza tra apoB e LDL-C o non-HDL-C nei giovani adulti attraverso la valutazione del calcio coronarico (CAC) in età adulta avanzata. Nello studio multicentrico sono state arruolate oltre 5000 persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni, con uguale distribuzione per sesso, razza, età ed educazione. Il follow-up prevedeva un periodo di osservazione di 25 anni, in cui venivano valutati i fattori di rischio cv (obesità, diabete, tabagismo, ipertensione) e definito il profilo lipidico in base i valori di apoB, LDL-C, e non–HDL-C.

Al basale l’età media era di 25 anni (±3,6 anni) e il BMI medio di 24,5 kg/m2. Dei partecipanti, il 27% erano fumatori correnti e 11,4% erano obesi. Erano esclusi i partecipanti con malattia cardiovascolare nota. La concentrazione di calcio coronarico (CAC) è stata misurata quando i partecipanti erano di età compresa da 43 a 55 anni con tomografia computerizzata (CT) e il punteggio totale CAC è stato calcolato sommando il punteggio Agatston per ogni coronarica e in tutti arterie coronarie. La presenza di CAC è stata definita da un punteggio totale Agatston> 0.

I pazienti sono stati suddivisi in base ai valori di apoB, LDL-C o non-HDL-C al basale in quattro categorie sulla base della concordanza delle concentrazioni mediane (la discordanza è stata definita come apoB maggiore o uguale alla mediana con l’altra misura meno rispetto alla mediana o vice versa).

Lo studio ha dimostrato una forte associazione tra livelli plasmatici di apoB in età adulta e calcificazione coronarica dopo un periodo di osservazione di 25 anni.

PARIGGIANO-06-30 giugno Apo B predittore precoce di aterosclerosi F1

Nei gruppi discordanti, le quote per il CAC erano significativamente e costantemente più alte quando apoB era maggiore della mediana, mentre non erano significative quando apoB era al di sotto della mediana, suggerendo che il rischio di CAC è più influenzato da apoB che da C-LDL e non-HDL-C.

Pertanto, questa analisi suggerisce che la misurazione di apoB può identificare i sottogruppi a maggior rischio di aterosclerosi coronarica, maggiormente dei valori di LDL-C e non-HDL-C.

Anche fattori di rischio noti come l’obesità e l’alterata glicemia a digiuno sono associati a un incremento dei valori di apoB.

Quindi, questi dati dimostrano che un’alta concentrazione di apoB può rappresentare un marker di rischio cardiovascolare, precedendo l’insorgenza di obesità, ipertrigliceridemia e iperglicemia, e ha dimostrato di avere una maggiore capacità predittiva per la malattia coronarica (CHD) eventi di LDL-C e non-HDL-C.

I limiti dello studio sono che le misurazioni di ApoB sono state ottenute in un unico esame in giovane età adulta, ma non sono state ripetute, e non è stato possibile apprezzarne l’evoluzione. Un altro limite è l’uso di CAC come risultato, un marker surrogato di CHD rischio, non disponendo di una stima diretta di eventi, sebbene studi precedenti abbiano dimostrato una forte tra CAC e successivi eventi CHD.

Lo studio si aggiunge ai crescenti dati della letteratura (avvalorando i risultati dei precedenti studi INTERHEART il Framingham Heart Study) che suggeriscono il ruolo di apoB come precoce marker di rischio aterogeno, utile quindi nell’identificazione di giovani adulti a rischio di coronaropatia decenni prima dei tradizionali fattori di rischio cv e delle manifestazioni di malattia, fornendo opportunità di intervento in anticipo sullo stile di vita ed eventualmente con il ricorso a farmaci per gli individui a rischio maggiore.

Ivana Pariggiano
Ivana Pariggiano
Specialista in formazione , Cardiologia Seconda. Università degli Studi di Napoli, A.O. Dei Colli «Monaldi», Napoli.

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