Mi sono fatto la domanda, quella che ho messo nel titolo, molte volte negli anni passati. E, nei momenti peggiori, mi sono risposto «a niente», scuotendo la testa, «a nessuno», e ho deciso che basta, non avrei più perso il mio tempo (peraltro limitato, non so il vostro…) a inseguire colpevoli e moventi di delitti che non erano mai avvenuti. E che quindi lo avrei perso in qualche altro modo, non so quale, ma sono uno specialista al proposito.
Ma i momenti peggiori, per fortuna, passano. E qualche giorno fa, passeggiando tra un libro e l’altro, tra un tempo perso e l’altro mai più ritrovato, mi è venuto in mente che c’è una cosa a cui senz’altro giovano i romanzi gialli. E sono i posti, i luoghi, le città.
E mi è venuto in mente che esistono per esempio due Parigi: quella di chi ha letto almeno un paio di romanzi di Simenon e quella di chi invece non li ha letti. Ed esistono due Sicilie, probabilmente: quella di chi ha letto Camilleri e quella di chi non lo ha mai nemmeno aperto. E poi – la mia preferita – esistono senza dubbio due Barcellona: quella di chi ha letto tutto Vázquez Montalbán e quella di chi invece non lo ha letto e magari non immagina nemmeno quello che si è perso. E altrettanto, direbbe un mio amico, si può dire di Milano e dei romanzi gialli di Scerbanenco. E chissà di quante altre città si può ripetere la stessa cosa; solo che adesso a me non vengono in mente, oppure non mi ricordo i libri che ne parlano, oppure non li ho proprio mai letti, per non perdere chissà quale tempo, e quindi non ho mai conosciuto quelle città, che peccato.
E insomma, a questo punto, visto che dovete ancora leggere tutto Simenon, tutto Montalbán e forse anche tutto Scerbanenco, direi che non c’è molto più spazio per altri consigli di lettura. Però, se foste proprio dei fanatici e i gialli vi piacessero così tanto, qui c’è un bell’elenco, compilato da una persona che evidentemente se ne intende e che avrà anche per voi il consiglio giusto. Che sarà anche un luogo, a questo punto, magari quello del vostro prossimo viaggio, chi lo sa.
[Poi, credo, ci sarà qualcuno interessato a proseguire almeno uno dei discorsi che abbiamo iniziato su queste pagine marginali e un po’ oblique; per esempio sui cosiddetti “fatti” di Colonia. Ecco, qui c’è un bell’articolo, se non vi siete dimenticati l’argomento che un mese fa era sulla bocca di tutti. Magari è impegnativo, ma vale la pena.
E invece qui si parla di nuovo di Dino Campana, cui avevamo dedicato qualche piccola parola anche noi, non molto tempo fa. Resta il grande poeta di sempre; e la poesia da sempre giova alla grammatica del dolore, si diceva una volta tra noi amici, nel nostro giovanile tempo perso.]